La crisi del
settore nella nostra Provincia pare essere alquanto cupa e forse superiore alle
altre provincie della nostra Regione e non c’è sicuramente da stare allegri. Al
momento, le aziende che hanno chiuso i battenti nella nostra provincia, sono comprese in un numero stimabile dal 3% al
5% sul totale, ma ciò appare più come un ritardo sui tempi di ripercussione
della crisi, piuttosto che una reale tenuta del mercato. A parlare è Mino Allegrini Presidente del Network
Carrozzerie Brindisi di Confartigianato.
“Sappiamo che a livello nazionale il quadro
generale dei sistema economico sta cambiando; o meglio, è già molto diverso da
quello di qualche anni fa.
Il nostro Paese, paga il dazio salatissimo di non essersi
adeguato per tempo ai cambiamenti che erano indispensabili per non farci
trovare scoperti nelle fasi di economia normale figurarsi oggi con questa
assordante crisi. Per non parlare poi, del sistema finanziario, che in questo
determinato periodo sta semplicemente pensando ai propri bilanci dimenticando e
trascurando la microimpresa.
Riteniamo inoltre che, la
politica che ha sempre detto a destra e a manca di amare e difendere la piccola
impresa deve smettere di farlo, perché ogni volta che ha ribadito queste cose
ci siamo visti rivoltare contro un quadro normativo peggiorativo per lo
svolgimento del nostro lavoro.
Gli enti
locali come Comuni, Province, Regioni si nascondono dietro un dito mostrando e
giustificandosi con delle regole imposte
da Roma, dimenticando che a loro volta con un metodo leggermente più aziendale
avrebbero ampi margini di miglioramento dei bilanci, senza applicare aliquote
Imu , Tarsu o altro ai massimi per i
capannoni delle imprese, che vengono considerati alla stregua dei beni di
lusso, quando invece anche per la normativa fiscale sono beni strumentali, cioè
beni necessari per lo svolgimento della propria attività e che comunque in
molti casi sono ancora gravati da mutui per l’acquisto.
Gli stessi enti locali, se hanno bisogno di
risorse per mantenere il livello dei servizi o per gli investimenti progettati,
in primo luogo potrebbero comportarsi come le famiglie e le imprese, riducendo
costi inutili o eliminando eventuali sperperi.
Ci auguriamo solo che
chi ci governa si accorga che senza la
piccola-micro impresa non si va da nessuna parte, noi piccoli imprenditori artigiani siamo da
sempre un popolo che tutti i giorni si
avvale del lavoro di tante persone che tutti i giorni rischiano in proprio e
dedicano un numero spropositato di ore, sporcandosi le mani nella propria
attività e a creare ricchezza anche per i propri collaboratori , investendo
anche i propri risparmi pur di mantenere il lavoro. In sintesi, per qualcuno,
noi piccoli artigiani siamo dei rozzi, ci sporchiamo le mani e siamo evasori,
ma se non cambia il modello, ammesso che qualcuno ne abbia un altro, siamo
destinati al fallimento. Per quello che ci riguarda, infine, probabilmente
dovremmo pensare serenamente a un riposizionamento, forse al ribasso
quantitativo dei fatturati se non del numero delle nostre imprese o dei nostri
dipendenti.
Nessun commento:
Posta un commento