Oltre al danno dei mancati pagamenti continua la beffa
per le imprese che credevano e speravano in una soluzione certa del problema
della soddisfazione dei loro crediti nei confronti della P.A.
Il testo del
decreto licenziato oggi dalla Camera dei deputati, infatti, rimane confermato
nell’impianto originario, reso forse ancora più arzigogolato, e mostra, ancora
una volta, più attenzione alle esigenze della burocrazia contabile piuttosto che
a quelle delle migliaia di imprese creditrici del terziario di mercato,
dell’artigianato e dell’impresa diffusa che sono ormai sull’orlo del
collasso.
Rete Imprese Italia, sin
dall’inizio ha denunciato l’inadeguatezza del provvedimento per le farraginose
interrelazioni tra le diverse amministrazioni e l’assenza di un qualsiasi
meccanismo operativo che consentisse alle imprese di ottenere in via diretta il
pagamento di quanto dovuto e ha ripetutamente sollecitato tutti gli
interlocutori - tecnici, politici e istituzionali - a snellire le procedure e
rafforzare il meccanismo di compensazione a garanzia della reale e tempestiva
soddisfazione del credito.
Purtroppo,
nel testo approvato oggi, non vi è traccia di quel principio di compensazione
che Rete Imprese Italia ha sempre ritenuto come una imprescindibile clausola di
salvaguardia per far ottenere alle imprese quanto dovuto indipendentemente dal
pieno ed omogeneo adempimento da parte delle pubbliche amministrazioni ai
meccanismi previsti dal decreto.
Rete
Imprese Italia auspica, pertanto, una rapida inversione di marcia nell’iter
parlamentare di conversione del decreto perché alle imprese, che non vivono di
illusioni e di promesse, occorre dare risposte certe e immediate. La loro
capacità di resistenza è, infatti, allo stremo: non hanno più disponibilità
finanziarie e le banche stanno pressando per il rientro dalle anticipazioni
delle fatture scadute.
Roma, 15
maggio 2013
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