E’ un quadro sempre più cupo, costellato da
segni negativi, quello che caratterizza il settore delle costruzioni.
La conferma arriva da un
rapporto di Anaepa Confartigianato - l’Associazione dei costruttori
aderenti alla Confederazione - che ‘fotografa’ gli effetti della crisi su
famiglie e imprese.
Per le
aziende il 2012 è stato un annus horribilis: il settore delle
costruzioni, che conta 894.028 aziende, ne ha perse 61.844, con un
saldo negativo dell’1,88%. Non è andata meglio per le imprese
artigiane, che rappresentano la fetta più consistente delle costruzioni:
571.336 aziende, vale a dire il 63,9% del totale. Nel 2012 hanno chiuso
54.832 costruttori artigiani, con un saldo
negativo dell’1,96%.
Le
imprese edili sono strette in una morsa fatta di scarso credito bancario e di
tempi di pagamento sempre più lunghi. A novembre 2012 lo stock di credito
erogato alle aziende delle costruzioni è in calo del 7,6% rispetto a
novembre 2011. E i tempi di pagamento da parte dei committenti pubblici e
privati si attestano su una media di 180 giorni, vale a dire 115 giorni in
più rispetto alla media dei Paesi europei.
Non meno preoccupanti le ripercussioni
sull’occupazione: lo scorso anno il settore costruzioni ha perso
81.309 addetti, con una variazione negativa del 4,6%. Di questi,
69.055 erano lavoratori dipendenti e 12.255 titolari e
collaboratori.
Ancora più
negativo il trend della produzione: - 16,2% nel corso del 2012, un
crollo tre volte più intenso rispetto alla media europea (-5,6%).
Il settore delle costruzioni è quello
che ha perso con maggiore intensità valore aggiunto, con una
variazione negativa cumulata tra il 2007 e il 2012 del 21,8%,
quasi tre volte superiore alla media dell'economia. Secondo il rapporto di
Confartigianato la crisi delle costruzioni è fortemente influenzata
dall’andamento degli investimenti fissi lordi che nel 2012 hanno fatto
segnare un calo del 6,2% rispetto al 2011 e addirittura del 22,7%
rispetto al 2007. E a proposito di investimenti in edilizia, il rapporto di
Confartigianato evidenzia le opportunità di interventi fortemente richiesti dai
cittadini, soprattutto per quanto riguarda l’abbattimento di barriere
architettoniche per disabili e anziani: quasi 1,5 milioni di persone riferiscono
di avere difficoltà di accesso ad edifici e strutture pubbliche e il 98% degli
italiani vorrebbe maggiori investimenti per l’abbattimento delle barriere
architettoniche.
“Siamo allo stremo: le
imprese di costruzione - sottolinea Arnaldo Redaelli, Presidente di Anaepa
Confartigianato - hanno bisogno di interventi immediati per fermare un
inaccettabile declino e rilanciare un settore fondamentale per la tenuta sociale
ed economica del Paese. Anaepa Confartigianato ha ribadito più volte le
condizioni indispensabili per dare respiro al nostro settore. Ma finora non
abbiamo avuto risposte. Il tempo è scaduto. Il prossimo Governo e il prossimo
Parlamento dovranno intervenire immediatamente su queste priorità: allentamento
del patto di stabilità per rimettere in moto gli investimenti e per pagare i
debiti accumulati dagli Enti pubblici nei confronti delle imprese,
semplificazione degli adempimenti e degli oneri burocratici, credito più
accessibile per le imprese e per le famiglie, rendere strutturali le detrazioni
fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, eliminare
l’Imu sull’invenduto”.
Se dalle
imprese si passa alle famiglie, la situazione non migliora. Altro che ‘casa,
dolce casa’. Il mercato immobiliare italiano è sempre più in crisi. Basti
considerare il costo dei mutui casa che, rileva Confartigianato, nel
nostro Paese sono più cari rispetto alla media europea: a gennaio 2013 il
tasso medio d'interesse sui prestiti alle famiglie italiane che vogliono
acquistare un'abitazione si attesta al 3,70%, vale a dire 59 punti base
in più rispetto alla media del 3,11% dell’area Euro e addirittura 91 punti base
in più rispetto al tasso del 2,79% sui mutui casa pagati in Germania.
Al caro-mutui corrisponde un vero e
proprio crollo delle compravendite immobiliari: in Italia, nel terzo
trimestre del 2102, hanno registrato una caduta verticale del 25,8%
rispetto all’anno precedente. Diminuiscono le case vendute ma anche il loro
valore: a settembre 2012 i prezzi sono calati del 5,4% rispetto all’anno
precedente. E nelle compravendite aumenta la differenza tra il prezzo richiesto
dal venditore e quello effettivamente pagato dall’acquirente: a dicembre 2012 è
stata pari al 16% rispetto al 13,7% di fine 2011.
Roma, 18 marzo 2013
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